Paura degli aghi

Sebbene per molti la puntura venosa (e la sua anticipazione) è spesso accompagnata da dolore e/o disagio, per una parte della popolazione può diventare una vera e propria fobia, ossia una paura persistente e irrazionale che porta al desiderio irresistibile di evitare la fonte delle emozioni negative. Dal 1994 la paura venne finalmente classificata come fobia, rendendo possibile la diagnosi e il trattamento.

Paura degli aghi: termini per descriverla

Oggi vengono usati diversi termini per descrivere la paura delle iniezioni, come:

  • aicofobia: paura degli oggetti appuntiti e taglienti
  • enetofobia: paura degli spilli e dei vaccini
  • tripanofobia: paura delle iniezioni
  • algofobia: paura intensa e morbosa del dolore.

Inoltre, la fobia degli aghi può essere vista da diverse prospettive (paziente, professionista e società). Innanzitutto gli individui che soffrono di agofobia sono generalmente consapevoli dell’impatto negativo della loro risposta emotiva: l’ansia e l’agitazione possono essere estreme e il controllo delle proprie risposte potrebbe risultare limitato. Possono sentire fallimento e/o imbarazzo, percependo il giudizio sociale associato alle loro reazioni, il che potrebbe anche portarli a rifiutare cure mediche volontarie (ma anche obbligatorie).

Il medico, invece, si trova di fronte a pazienti con comportamenti anche bizzarri, il che potrebbe portarlo ad assumere un atteggiamento giudicante e distaccato, avendo così difficoltà a fornire un’assistenza compassionevole. Il modo etico di affrontare la fobia è trovare una soluzione alla paura e l’ansia, nonostante possa volerci più tempo.

5 sottogruppi di agofobia

Hamilton ha riconosciuto 5 sottogruppi di agofobia con eziologia differente:

  • risposta negativa ereditaria (50% degli agofobici): paura degli aghi spesso associata a cambiamenti della frequenza cardiaca e pressione sanguigna, con perdita dei sensi nei casi più Tale reazione è stata associata ad un gene evolutosi nel corso degli anni: quattro milioni di anni fa si sarebbe sviluppato un gene associato alla paura degli oggetti taglienti, dato che la maggior parte delle ferite all’epoca erano causate da oggetti di quel tipo. Il gene, secondo l’autore, sarebbe presente in tutti, ma nella maggior parte della popolazione represso.
  • paura associativa: risposta appresa associata agli aghi che tipicamente include l’ansia anticipatoria. E’ possibile che la fobia sia dovuta ad un evento traumatico diretto o vissuto da un parente. L’ansia può essere estrema, tanto da portare alcuni ad attacchi di panico.
  • paura resistiva: la risposta emotiva deriva per lo più dalla possibilità di essere controllati o trattenuti durante la procedura. La fobia è probabilmente dovuta ad un evento traumatico associato agli aghi includente costrizioni, inganni o minacce. I pazienti se sottoposti a trattamento medico con ago possono diventare anche violenti.
  • iperalgesia: ciò che è temuto è il tocco dell’ Il dolore è per questi individui insopportabile e non comprendono come qualcuno possa tollerare procedure che lo possono includere. I livelli di ansia sono più alti (così come l’aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna) al momento della penetrazione dell’ago.
  • vicario: si tratta di un sottogruppo raro e consiste nell’avere una reazione fobica alla vista di una persona a contatto con un ago.

Trattamento della paura degli aghi

Ora, l’intensità del trattamento dovrà dipendere dalla gravità della paura del paziente e l’intervento psichiatrico è raccomandato se la paura determina una minaccia per la sicurezza del paziente, di chi se ne prende cura o del pubblico. Comunque, il trattamento dovrà aiutare il paziente ad affrontare la situazione e potrà basarsi ad esempio sulla desensibilizzazione o terapie incentrate sulla percezione.

Per maggiori informazioni, contatta il Centro Medico Carugate in Via Bertarini, 22, 20061 Carugate MI. Telefono: 340 322 5040

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