stima

L’autostima è un costrutto psicologico di fondamentale importanza nei processi psichici individuali e nei rapporti interpersonali; una sana autostima è imprescindibile per il benessere mentale. Tuttavia, spesso la stima di sé risulta inadeguata o connotata negativamente; tali casi sono molte volte accompagnati da un altro fenomeno di rilievo clinico, ossia l’ansia di tratto.

Nell’attuale contesto globale, che richiede un continuo ampliamento del proprio curriculum professionale, umano ed esperienziale, è sempre più difficile avere una percezione positiva delle proprie competenze; in molti individui nasce un conflitto tra valutazione delle proprie capacità e timore di non poter raggiungere le qualità sperate; anche nei contesti relazionali i requisiti sono sempre più specifici, richiedono una forte aderenza a stereotipi sociali. Per le persone con scarsa autostima, accedere alle dimensioni sociale e lavorativa correttamente è particolarmente difficoltoso, convinti di essere incapaci di saper fare e saper essere.

Le origini di una scarsa autostima sono probabilmente da ricondurre all’infanzia: da prima della nascita, i genitori immaginano il proprio bambino ideale, per cui, già da neonato, il figlio deve affrontare una prima e fondamentale valutazione: l’ansia di essere valutati e accettati nasce insieme all’essere umano. I genitori che favoriscano una crescita sicura, soddisfacendo i bisogni emotivi del bambino e convalidando le sue richieste di accettazione, gli permettono di non sentirsi oppresso da queste forme di giudizio. Se le figure di riferimento non li valorizzano, difficilmente i bambini sapranno farlo da soli: i bambini imitano gli adulti, per cui un adulto valorizzante avrà un figlio che saprà valorizzarsi e che saprà di meritarsi valutazioni positive dagli altri.

Maslow ha inserito nella sua famosa “piramide dei bisogni”, contenente le principali esigenze che andrebbero corrisposte nel processo evolutivo, proprio la stima di sé, importante una volta soddisfatti i bisogni più basilari, ossia quelli fisiologici, di sicurezza e di appartenenza; tale stima di sé è una dimensione che può variare nel tempo, in base alle esperienze ambientali che confermano o meno gli schemi cognitivi di autovalutazione.

Quando l’ambiente offre esperienze disfunzionali per la costruzione dell’autostima, ci si sentirà incapaci e inadeguati, con la diffusione di timori e preoccupazioni: tutto ciò innesca spesso dinamiche riguardanti l’ansia, principalmente anticipatoria o da prestazione.

Chi ha difficoltà con la propria autostima, spesso è vittima della “profezia che si autoavvera”: dall’atteggiamento pessimistico e dalla certezza del fallimento deriva l’ansia anticipatoria, che aumenta la tensione e determina una performance poco brillante, ad esempio durante un colloquio di lavoro, che mette in evidenza unicamente i propri limiti, così da confermare l’iniziale convinzione di scarso valore. Queste fragilità riguardano anche i rapporti sociali, area della vita umana che risente molto della scarsa autostima, in quanto essa può tradursi nella difficoltà di instaurare sani rapporti interpersonali; chi vive accanto a persone con scarsa autostima deve soddisfare continuamente richieste di approvazione e accettazione e, nonostante ciò, permangono gli schemi cognitivi disfunzionali che convincono erroneamente dello scarso valore.

Cattell e Scheier (1961) distinguono ansia di stato e ansia di tratto: la prima definizione connota una condizione positiva, circoscritta ad una determinata situazione, che si traduce in attivazione psicofisica funzionale per lo svolgimento del compito; l’ansia di tratto invece diviene un tratto di personalità che condiziona negativamente ogni pensiero o azione, portando a considerare tutti gli eventi quotidiani faticosi ed ingestibili. Scarsa autostima e ansia di tratto sono spesso compresenti e si influenzano reciprocamente: chi crede di non avere valore prova ansia da prestazione; chi vive quest’ansia, difficilmente fornirà una performance eccellente, confermando quindi lo scarso valore. Il lavoro psicologico è fondamentale e volto e ristrutturare l’identità generale della persona, che è invece solitamente frammentata, incerta e lacunosa; la sensazione di essere incompleti, in questo caso nell’autostima, favorisce un vissuto di insoddisfazione perenne. È importante comprendere invece che ogni individuo è già completo singolarmente: è necessario quindi rielaborare la propria storia personale, per attribuire nuovi significati ai vissuti che hanno reso vacillante l’autostima.

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