È recente la notizia del giovane morto a causa del disturbo dell’anoressia. Avvenimenti come questo portano inevitabilmente a riflettere sulla questione dei Disturbi del Comportamento Alimentare.  

Innanzitutto è necessario diffondere informazioni corrette e accurate riguardo questi disturbi in modo da sapere cosa sono, come riconoscerli, quali possono essere le cause e il tasso di mortalità.             

I Disturbi Alimentari sono caratterizzati da abitudini alimentari disfunzionali e da una valutazione di sé principalmente in base al peso e alle forme corporee; oltre a compromettere la salute fisica, intaccano negativamente i rapporti interpersonali, il funzionamento sociale, scolastico e lavorativo.

Negli ultimi anni i Disturbi del Comportamento Alimentare sono nettamente aumentati in Italia, contando una prevalenza di 0,5-1% per l’anoressia nervosa, 1-3% per la bulimia nervosa e 10% per le forme subcliniche. Inoltre si è modificato in modo significativo il rapporto uomo-donna raggiungendo 1-9/10 per l’anoressia nervosa e si è ridotta l’età di esordio dei disturbi alimentari che risulta, in genere, compresa tra i 12 e i 15 anni. Nonostante questo incremento di dati, non c’è ancora una giusta attenzione dal punto di vista dell’offerta clinica e delle normative che regolano la gestione assistenziale verso questo tipo di disturbi.                                                                        

Una questione importante riguarda le cause dei Disturbi Alimentari, rispetto alle quali sono diffuse credenze non corrette e infondate dal punto di vista scientifico. Per il senso comune infatti, le causa di questi disturbi è “la mancata forza di volontà del ragazzo/a”; sulla base di ciò, il paziente può consolidare idee errate sul proprio disagio e può ricorrere a trattamenti non idonei. È dunque fondamentale specificare che i fattori che causano i Disturbi Alimentari non sono ancora del tutto noti e la letteratura scientifica ad oggi sposa una visione multi-fattoriale che comprende l’interazione di fattori biologici, ambientali, psicologici e sociali.

 La normalizzazione di alcuni comportamenti alimentari disfunzionali, il riconoscimento tardivo del disturbo e la cristallizzazione di credenze errate possono portare a sottovalutare una serie di complicanze che caratterizzano i Disturbi del Comportamento Alimentare: modificazioni fisiche dei segnali fame-sazietà, alterazioni cognitive, emotive e sociali, sintomi della malnutrizione e rischio di suicidio. Da tenere presente è, infatti, che i Disturbi Alimentari rappresentano le malattie mentali con il più alto tasso di mortalità.

Sulle basi di quanto detto fino ad ora, è necessario che le strutture esistenti formino e promuovano la creazione di una rete assistenziale adeguata, che permetta al paziente di sperimentare diverse modalità di intervento in relazione all’andamento della patologia. 

                                                                                       Nonostante il crescente interesse verso queste patologie, rimangono molti i problemi da affrontare. Tra questi, la distribuzione non omogenea di centri specializzati sul territorio nazionale e l’utilizzo di approcci che spesso non risultano sufficientemente mirati per la risoluzione del problema. Un approccio che ha riscontrato particolari evidenze scientifiche nel trattamento dei Disturbi Alimentari è la terapia cognitivo-comportamentale che implica un coinvolgimento attivo del paziente e l’intervento di un’equipe specializzata.

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