immagine coorporea

Sfogliamo cataloghi e riviste, guardiamo pubblicità in tv e possiamo scorrere tranquillamente migliaia di foto tra siti internet e social dove osserviamo corpi perfetti che nulla hanno a che vedere con la realtà.

Molto diffuso ma poco riconosciuto è l’insoddisfazione del proprio corpo che giorno per giorno viene denigrato silenziosamente dal nostro modo distorto di pensarlo.

Questo fenomeno è caratterizzato da una struttura complessa ed è costituita da diversi fattori che hanno radici psicologiche, culturali e sociali profonde.

Più specificatamente, in ambito psicologico, si fa riferimento a un costrutto multidimensionale definito come rappresentazione della propria immagine corporea che include aspetti cognitivi e affettivi (preoccupazione e sentimenti sul corpo), percettivi (stima delle dimensioni del proprio corpo) ed infine comportamentali. 

Tale costrutto assume un significato patologico quando tutti questi aspetti vengono distorti e inducono a preoccupazioni eccessive rispetto alla propria forma o alla dimensione del proprio corpo.

Un filone che si è dedicato molto allo studio di tale problematica è quello cognitivo-comportamentale  che concepisce la distorsione dell’immagine corporea come un disturbo nel modo in cui un soggetto percepisce il peso e la forma del proprio corpo.

In letteratura gli studi di Shilder, Fisher e Cleveland negli anni hanno portato alla costruzione  di un modello cognitivo-comportamentale dello sviluppo dell’immagine corporea, in cui schemi idiosincratici risulterebbero correlati a schemi disfunzionali concernenti l’autostima e a fattori storici e prossimali. I primi riguardano la cultura sociale, le esperienze interpersonali, le caratteristiche fisiche ed i tratti di personalità; i secondi sono rappresentati dagli eventi di vita recenti, ed hanno un ruolo precipitante o di mantenimento sull’esperienze della propria immagine corporea, incluso il dialogo interno, le emozioni riguardanti la propria immagine, le strategie, i meccanismi di auto-regolazione e di coping.

Chi presenta un’immagine corporea negativa si sentirà maggiormente preoccupato nelle situazioni sociali, durante le quali si aspetta di essere attentamente scrutato dalle altre persone; questa sensazione genera ansia, imbarazzo e vergogna poiché la persona teme che il suo aspetto fisico esteriore possa rivelare agli altri alcune sue inadeguatezze personali.

La distorsione dell’immagine corporea gioca un ruolo determinante nel favorire l’innesco un circolo vizioso: avere un’immagine del proprio corpo negativa favorisce la sensazione di sentirsi grassi, e mantiene questa sensazione perché si associa all’”essere grassi”, che a sua volta può innescare strategie disfunzionali come la restrizione calorica, abbuffate e aumento di check del corpo.

Un altro contributo nello studio di questo costrutto è stato dato da Fairburn e da Dalle Grave che sottolineano come la percezione di sentirsi grassi sia dovuto a una conseguenza di “etichettare” in modo inaccurato alcune esperienze.

In ambito cognitivo-comportamentale, i processi cognitivi giocano un ruolo importante nel mantenimento del problema e prevede che un tipo di trattamento in grado di affrontare questi processi sia la CBT-E (Enhanced Cognitive Behaviour Therapy).

L’obiettivo di questo trattamento rendere consapevoli che l’esperienza di sentirsi grasse tende ad essere causata da certi stati emotivi negativi (sentirsi annoiate, depresse, sole, ecc…), da forme di comportamento o da sensazioni fisiche che aumentano la consapevolezza corporea (fare check del corpo, confrontarsi con altri, sentirsi piene, gonfie, sudate, sentire la pancia che esce dai pantaloni o le cosce che sfregano tra loro).

In altri termini, il proposito di questa terapia è aiutare i pazienti a identificare i momenti in cui si hanno queste sensazioni intense male etichettate, a focalizzare cosa stanno provando in quel momento e, infine, individuarne i fattori scatenanti per poter gestirli attraverso metodi di problem solving funzionali che possano contribuire a lungo termine alla modificazione progressiva dell’attitudine negativa verso il proprio corpo e al miglioramento della capacità di riconoscere ed esperimere le proprie emozioni.

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