operatori sanitatri e supporto psicologico

L’emergenza sanitaria per il Covid-19 ha impattato sulla salute, fisica e psicologica, di tutti e soprattutto degli operatori sanitari, che spesso anche prima della pandemia lavoravano in condizioni già estreme, con scarsità di risorse e personale e turni lunghi e stressanti, durante i quali erano frequentemente esposti a malattie e morte.

Il lavoro dell’operatore sanitario è già a grosso rischio di sindrome da burnout, con logorio psicofisico ed emotivo e ansia, insofferenza, demotivazione e disinvestimento emotivo, in questo periodo tale rischio è particolarmente amplificato.

Alcune condizioni che hanno influito sul sovraccarico di stress riguardano: costante esposizione al pericolo di contrarre il virus e contagiare i propri cari, con conseguente stato d’allarme e con la necessità spesso di vivere fisicamente lontano dai cari; esposizione continua ad eventi traumatici quali malattia e morte di pazienti, ma anche di colleghi, che può favorire l’insorgenza di disturbo da stress post traumatico; sovraccarico di lavoro con turni lunghissimi durante i quali è divenuto necessario prendersi cura anche dal punto di vista emotivo dei pazienti che non potevano ricevere visite dai familiari, con l’ulteriore sovraccarico di dover gestire il contatto con i familiari in maniera telefonica.

Diviene fondamentale fornire un sostegno adeguato; di seguito alcuni degli approcci ritenuti più efficaci.

Psicoterapia Cognitivo Comportamentale (CBT): mira ad individuare i pensieri con i quali le persone interpretano gli eventi, elicitando così determinate reazioni emotive e comportamentali; obiettivo è apprendere l’alfabetizzazione emotiva (verbalizzazione delle emozioni) e sostituire pensieri disfunzionali con alternative razionali.

I pensieri ansiogeni possono qui riguardare la paura del contagio, di sé o dei cari, l’incapacità di tollerare l’isolamento, la difficoltà di adattamento alla situazione, il pensiero paranoico. La CBT utilizza quindi la ristrutturazione cognitiva per discutere i pensieri disfunzionali (suddivisi in doverizzazioni, catastrofizzazioni, terribilizzazioni, valutazione globale di sé e degli altri, visione dicotomica della realtà): questa tecnica aiuta il paziente ad analizzare l’effettiva veridicità di un pensiero, analizzando obiettivamente la realtà; non equivale all’assunzione di un pensiero positivo, bensì realistico e razionale.

La CBT si concentra anche sulla consapevolezza emotiva: la pandemia ha probabilmente elicitato ansia, tristezza a causa dell’inattività e della solitudine, rabbia per la deprivazione che appare come un’ingiustizia subita, o anche senso di colpa rispetto all’eventualità di aver contagiato qualcuno; queste emozioni hanno poi un’influenza sui pensieri tramite i quali interpretiamo la realtà, per cui il terapeuta deve offrire un ascolto empatico, aiutando il paziente a trovare strategie personalizzate per rendere questi vissuti emotivi più tollerabili. Ovviamente in pochi colloqui di supporto non è possibile offrire un percorso psicoterapico, ma è possibile gettare le basi per l’esplorazione di alcune dinamiche di funzionamento.

Terapia Metacognitiva (MCT): questo intervento si concentra sul rimuginio, ossia una forma di pensiero ripetitivo molto legato all’ansia e incentrato su pensieri considerati intrusivi e incontrollabili. Chi rimugina teme sempre possa avverarsi il peggio e non riesce a valutare alternative possibili; per utilizzare le tecniche metacognitive è necessario rendere il paziente consapevole del rimuginio, indagando anche il motivo per cui rimugina (ad esempio può pensare sia utile per gestire i problemi) e se tale motivazione sia realistica; con il paziente poi si indagano i contro di questi pensieri ripetitivi (può far sentire preparati di fronte agli imprevisti, ma è un processo molto stancante) ed infine si suggeriscono strategie alternative al controllo per imparare a gestire le situazioni, promuovendo la tolleranza alla frustrazione e a dubbio e l’accettazione dell’imprevisto.

EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing): è un approccio terapeutico che cura i sintomi delle persone che hanno vissuto eventi traumatici, ossia qualsiasi situazione che provochi un senso di vulnerabilità o perdita di controllo, portando reazioni emotive particolarmente forti, che interferiscono con il funzionamento. Gli obiettivi principali sono: aiutare i pazienti ad imparare dalle esperienze negative; desensibilizzare rispetto ai trigger stressogeni; assimilare modelli per agire meglio in futuro, accedendo alle proprie risorse.

L’EMDR catalizza l’apprendimento, così che immagini ed emozioni associate ad un ricordo divengono sempre meno potente ed il ricordo trigger viene re-immagazzinato in memoria in forma adattiva. La situazione Coronavirus può riattivare facilmente una componente traumatica dell’esperienza e l’EMDR ben si adatta ai contesti di post-emergenza: esiste un particolare protocollo (Gary Quinn, 2009) indicato in ambito di Psicologia dell’Emergenza, fondamentale per supportare soccorritori e operatori sanitari.

Mindfulness: è consapevolezza e presenza mentale; adottare questa attitudine favorisce la riduzione dello stress e la messa in atto di comportamenti più funzionali. Possiamo percepire stress nelle situazioni più diverse, dalle difficoltà quotidiane agli eventi traumatici ed inaspettati; di solito la soluzione a questo stress consiste nell’evitare il problema o procrastinare, rivolgendosi ad attività che aiutino a perdere la percezione del tempo e della situazione.

La Mindfulness insegna invece a relazionarsi in modo nuovo con la sofferenza: si osservano pensieri ed emozioni in maniera distaccata, senza farsi travolgere, tollerando quindi meglio gli stati emotivi dolorosi. Il potere di assorbimento dei pensieri emotivamente pregnanti, quindi, si riduce. Con un lavoro sul corpo, sul respiro, sull’accoglienza delle emozioni si diventa più coscienti delle proprie risorse e si impara a gestire in maniera più efficace lo stress, portando ad un migliore equilibrio psicofisico e una qualità della vita migliore.